Nativi digitali: tra capacità di concentrazione e gratificazioni

Negli ultimi anni hai probabilmente sentito parlare delle nuove generazioni usando il termine “nativi digitali” e di come queste abbiamo una ridotta capacità di concentrazione. Cosa significa questa etichetta e in cosa queste persone si differenziano dalle generazioni precedenti?
In questo articolo cercheremo di definire questa nuova categoria e analizzeremo possibili soluzioni per gestire il loro diverso modo di pensare.

DEFINIZIONI DI BASE: CHI SONO I NATIVI DIGITALI?

Secondo una definizione diffusa, i nativi digitali sono individui nati dopo l’adozione di massa della tecnologia digitale. Non si tratta di qualcosa strettamente legato a una generazione in particolare: la definizione fa piuttosto riferimento a coloro che sono cresciuti utilizzando computer, Internet e dispositivi mobili, acquisendo familiarità con la tecnologia fin dalla tenera età.

Al contrario, coloro che sono stati esposti a queste tecnologie ad un’età più avanzata sono comunemente chiamati “immigrati digitali”, dal momento che sono cresciuti in un mondo privo di tecnologia e ci sono entrati in contatto soltanto dopo la sua diffusione.

 

LO STUDIO SULLA CAPACITÀ DI CONCENTRAZIONE: ESSERI UMANI CONTRO PESCI ROSSI

Oltre ad essere più abituati alla tecnologia, si crede che i nativi digitali pensino in modo differente e abbiano pertanto bisogno di diverse strategie didattiche. A tal proposito, nel 2013 Microsoft Canada ha condotto uno studio molto interessante per valutare l’attenzione dei consumatori e la loro capacità di concentrazione, ovvero la quantità di tempo durante la quale una persona rimane focalizzata su un compito senza essere distratta, cruciale per il raggiungimento di qualsiasi tipo di obiettivo.

I risultati di questa ricerca furono piuttosto impressionanti e mostrarono come l’ampiezza della capacità di attenzione umana fosse scesa da 12 a 8 secondi tra il 2000 e il 2015, contro i 9 secondi dei pesci rossi.

Nonostante sia stato provato che i dati contenuti nel Report non siano effettivamente basati sui risultati dello studio Microsoft, ma che derivavano dalla documentazione di una compagnia chiamata Statistics Brain, la ricerca finì sotto i riflettori e portò tutti a chiedersi se gli essere umani stessero regredendo, diventando meno concentrati di un pesce.

 

RISULTATI: L’ATTENZIONE STA MIGLIORANDO O PEGGIORANDO?

A meritare davvero attenzione nello studio, tuttavia, erano i risultati su come l’attenzione delle persone stesse evolvendo nel nuovo mondo digitale.

Sembra che “l’adozione della tecnologia e l’uso dei Social Media stia allenando i consumatori a migliorare nel processare e decodificare informazioni attraverso brevi picchi di attenzione molto alta”. Ciò vale sia per i nativi che per gli immigrati digitali, i quali hanno acquisito maggiore capacità di processare dati in modo più intensivo ed efficiente, e di focalizzarsi su più di una cosa per volta. D’altro canto, l’uso della tecnologia ha minato l’abilità di rimanere concentrati per periodi di tempo più estesi, soprattutto nel caso di compiti ripetitivi e noiosi.

Tutto considerato, la nostra attenzione oggi non è né migliore né peggiore che in passato: semplicemente agisce in modo diverso, perdendo concentrazione con più facilità e velocità e pertanto avendo bisogno di stimoli diversi per esprimersi al meglio.

 

NEUROSCIENZE: DIPENDE TUTTO DALLA DOPAMINA

Ma perché ci annoiamo così tanto e così in fretta? Tutto sembra essere guidato dalla dopamina, il neurotrasmettitore rilasciato ogni volta che facciamo qualcosa di soddisfacente e che ci fa sentire bene. Abituati come siamo all’utilizzo di Internet, dei Social Network e della messaggistica istantanea, ci siamo assuefatti a ricevere costantemente gratificazioni istantanee quando siamo in contatto con qualcosa di interessante, facendo innalzare i livelli di dopamina nel cervello.

È per questo che, quando riteniamo di star leggendo o guardando qualcosa di noioso o inutile, la nostra capacità di concentrazione si riduce drasticamente, e ciò vale in particolare per i nativi digitali. Semplicemente non si riceve la propria dose di dopamina da contenuti che siano poco coinvolgenti o interessanti, provando sensazioni opposte alla soddisfazione e alla felicità.

 

FORMAZIONE: COME TENERE ALTO IL LIVELLO DI ATTENZIONE?

Come superare questo cambiamento ineluttabile? Come si dice, se non puoi batterli, unisciti a loro. Se le persone, sia nativi che immigrati digitali, sono oggi tanto abituate ad essere coinvolte in attività interattive e a ricevere gratificazioni istantanee, è proprio questo che dovrebbero ritrovare in una situazione di apprendimento: non ci si può aspettare di usare metodologie obsolete per coinvolgere studenti che hanno un nuovo modo di pensare. Di conseguenza, occorre che la formazione si adatti per rispondere a questi nuovi comportamenti, prendendo in prestito strutture e caratteristiche proprio da quegli strumenti digitali che usiamo nella vita di tutti i giorni.

 

Cosa significa in pratica? Scoprilo nel prossimo articolo!

 

RIFERIMENTI:
Microsoft Canada, Microsoft Attention Spans Research Report
Technopedia, Definition – What does Digital Native mean?

 

Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo!